Il tema del salario minimo legale continua a essere al centro del dibattito politico ed economico in Italia. Durante l’audizione in Senato del 13 maggio scorso, Conflavoro ha ribadito la propria posizione contraria all’introduzione di una soglia minima retributiva fissata per legge, sostenendo che potrebbe comportare un aumento insostenibile del costo del lavoro per le imprese a causa del conseguente e proporzionato aumento salariale di tutti i livelli contrattuali. L’associazione propone invece un modello basato sulla contrattazione collettiva nazionale, individuando il CCNL più applicato in ogni settore come riferimento retributivo e certificando gli altri che si adeguano.
Secondo Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro, questa soluzione rappresenta un’alternativa più giusta e sostenibile rispetto al salario minimo legale. L’obiettivo è duplice: contrastare il dumping contrattuale, evitando la proliferazione di contratti irregolari e poco tutelanti; promuovere la competitività delle imprese, garantendo al contempo una retribuzione equa ai lavoratori. La proposta di Conflavoro assume particolare rilevanza in Sicilia, dove il tessuto produttivo è caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese e da settori chiave come agricoltura, turismo e artigianato.
“La valorizzazione della contrattazione collettiva nazionale è la chiave per garantire salari equi e sostenibili anche in Sicilia, dove il tessuto produttivo è caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese e da settori chiave come l’agricoltura, il turismo e l’artigianato”, dichiara Giuseppe Pullara, vice presidente nazionale di Conflavoro e segretario regionale della Sicilia, condividendo le parole del presidente, Roberto Capobianco. “Identificare il contratto collettivo nazionale più applicato in ogni comparto e utilizzarlo come riferimento retributivo- continua– eviterebbe un incremento insostenibile del costo del lavoro per le aziende siciliane e promuoverebbe un sistema competitivo e responsabile. Inoltre, con un fondo dedicato alle imprese virtuose, si potrebbe premiare chi già riconosce salari più elevati, incentivando così un miglioramento delle condizioni lavorative senza ostacolare lo sviluppo e l’occupazione in Sicilia.”
La proposta di Conflavoro si inserisce in un contesto di dibattito nazionale sul salario minimo, offrendo un’alternativa che punta a valorizzare la contrattazione collettiva e a garantire una retribuzione equa senza compromettere la crescita delle imprese.