In Italia ci sono ancora oltre 1,3 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso formativo. Un numero che supera quota 2 milioni considerando la fascia fino ai 34 anni.
I dati di inizio 2025 confermano un miglioramento rispetto al passato, ma l’Italia resta tra i Paesi europei con i livelli più elevati: il tasso dei NEET si attesta al 15,2%, contro una media UE dell’11%. Peggio fa soltanto la Romania, ferma al 19,4%.
In Sicilia, il tasso di NEET raggiunge il 25,7%.
Secondo il Centro Studi di Conflavoro, la radice del fenomeno è da ricercare in un mix di fattori strutturali. Il contesto familiare e sociale pesa per circa il 40%: il background economico di origine influenza direttamente istruzione, orientamento e capacità di affrontare le fasi di transizione. Il sistema educativo incide per un ulteriore 30%, soprattutto a causa dell’inefficacia dell’orientamento e del crescente skill mismatch, che in Italia comporta una penalizzazione salariale media del 9%.
Il 20% della responsabilità è attribuito al mercato del lavoro: barriere d’ingresso elevate, precarietà e prime esperienze professionali spesso poco qualificate.
Infine, i fattori psicologici pesano per il 10%. Preoccupa soprattutto il dato sullo scoraggiamento: il 17,4% dei giovani NEET ha smesso di cercare lavoro, percentuale che nelle grandi aree metropolitane arriva al 39,7%.
La fascia d’età più colpita è quella tra i 25 e i 29 anni, dove il tasso di inattività raggiunge il 25,2%.
Un dato che mostra come il problema non sia solo l’abbandono scolastico, che riguarda il 10,1% dei 15-19enni , ma l’incapacità del sistema di assorbire anche manodopera qualificata. Un cortocircuito che frena i percorsi professionali proprio nel momento in cui dovrebbero decollare.
A questo si aggiungono i marcati divari territoriali e la maggiore incidenza del fenomeno tra le donne. Su questo scenario approda alla Camera la proposta di legge A.C. 2508, presentata dall’on. Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro. In audizione, Conflavoro, rappresentata dalla responsabile delle Relazioni istituzionali Irene Botta, ha espresso un giudizio positivo sul testo. La pdl punta a istituire il 9 luglio la Giornata nazionale per il contrasto dell’inattività giovanile, un appuntamento non simbolico ma operativo, con il coinvolgimento di scuole, università, imprese, servizi per l’impiego, terzo settore ed enti territoriali.
La giornata sarà accompagnata da campagne permanenti pensate per intercettare soprattutto i giovani più distanti dai canali istituzionali.
Conflavoro ha presentato cinque proposte per contrastare il fenomeno, con un ruolo centrale affidato all’intelligenza artificiale: moduli scolastici su management e imprenditorialità per aiutare gli studenti a orientarsi nel sistema produttivo; piattaforma nazionale “NEET-Finder AI”, uno strumento in grado di individuare precocemente i giovani a rischio inattività e attivare interventi mirati; tutor digitali basati su AI generativa per orientamento, curriculum e preparazione ai colloqui; partnership pubblico-private per portare strumenti avanzati di AI nei Centri per l’Impiego, migliorando l’incontro tra domanda e offerta; interventi sociali dedicati ai NEET più fragili, dalla figura dell’Operatore Sociale di Prossimità a un modello di orientamento basato su dati pubblici, fino al Contributo di Attivazione Sociale legato a percorsi di riattivazione psico-sociale. Per Conflavoro, il contrasto all’inattività giovanile deve diventare una priorità strutturale del Paese. L’obiettivo: trasformare un’emergenza in una leva di sviluppo, attraverso un sistema integrato che metta in rete scuola, famiglia, imprese e istituzioni.